Servizio Idrologico Regionale
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Con il decreto. legge 17 giugno 1917, n. 1055, al fine di provvedere alla raccolta delle osservazioni idrografiche e pluviometriche, fu istituito un servizio speciale del Genio Civile, il Servizio Idrografico Italiano, dipendente dal Ministero dei Lavori Pubblici. L'istituzione di un servizio idrografico nazionale fu conseguente alle necessità manifestatesi nel corso della prima guerra mondiale quando, "dovendo far fronte all'accresciuto fabbisogno di energia, si fece sentire impellente la necessità di una conoscenza organica delle risorse idrauliche nazionali, ai fini di una razionale utilizzazione delle stesse per produzione di forza motrice" (Ugo Brighenti, "Servizio idrografico italiano", in Novissimo Digesto Italiano, XVII, p. 197). L'organizzazione del Servizio fu studiata dal Consiglio Superiore delle Acque e, in particolare, dall'Ing. Gaudenzio Fantoli (1867–1940), docente, dal 1919 al 1927, di Idraulica Industriale e Generale presso il Politecnico di Milano, di cui divenne in seguito rettore. Fantoli, a cui è oggi intitolato il laboratorio di idraulica dell'ateneo milanese, fu nominato senatore del Regno nel 1928 e il suo nome è legato alla pianificazione dell'irroramento delle acque nella Pianura Padana ed alla costruzione dell'acquedotto pugliese.

In questa prima fase della sua attività, il Servizio aveva competenza solo sull'Italia peninsulare e insulare, mentre il rimanente territorio nazionale era affidato all'Ufficio Idrografico del Magistrato delle Acque, istituito con legge 5 maggio 1907 n. 257 e competente per le Province Venete e la provincia di Mantova, e all'Ufficio Speciale del Genio Civile per gli Studi Idrografici del Bacino del Po, con sede a Parma, istituito nel 1913 dalla Commissione Reale per il Regime Idraulico del Po, presieduta dall'On. Ing. L. Romanin Jacur. Il nuovo Servizio comprendeva otto sezioni autonome, che dipendevano direttamente dall'ispettore compartimentale appartenente al Consiglio Superiore delle Acque, cui era affidata l'alta direzione del Servizio Idrografico. Le otto sezioni, con estensioni territoriali tra comprese tra i 20 e i 30 mila kmq, avevano le seguenti competenze territoriali:

La Sezione Autonoma per il dominio del litorale Ligure-Toscano fu soppressa nel 1932 in seguito all'istituzione delle Sezioni autonome di Genova, con giurisdizione sui bacini con foce nel Litorale Tirrenico dal Roja a Magra, e di Firenze, con giurisdizione sui bacini con foce nel Litorale Tirrenico dal Serchio all'Albegna (R.D. 5 ago. 1932, n. 1048). La sezione di Firenze fu poi assorbita dall'ufficio Speciale del Genio Civile, istituito in Pisa con R.D. 1° aprile 1935 per lo studio del piano regolatore dell'Arno (L'ordinamento dei servizi del Ministero dei Lavori Pubblici al 1 gennaio 1948, riportato in Distruzioni e ricostruzioni in Italia. Attività attuali e programmi di lavoro del Ministero dei Lavori Pubblici, Roma, Failli, 1948, comprende già l'Ufficio Idrografico dell'Arno con sede a Pisa). Sempre nel 1932 venne soppressa la Sezione di Chieti, territorialmente i competente su un vastissimo territorio comprendente gli Abruzzi, il Molise e le Puglie, e istituite la Sezione di Pescara, per il bacini con foce al Litorale Adriatico dal Tronto (escluso) al Fortore, e quella di Bari, per il bacini con foce al Litorale Adriatico e Jonico dal Lago di Lesina al Galaso. Successivamente, al fine di evitare lunghe e onerose trasferte del personale addetto ai rilievi idrologici e alla manutenzione e alla riparazione delle stazioni, vennero istituite le sezioni staccate di Udine e Padova (e l'Officina di Stra) nel compartimento di Venezia; le sezioni staccate di Milano, Torino e Sondrio, nel compartimento di Parma; quella di Firenze nel compartimento di Pisa; e quella di Potenza nel compartimento di Catanzaro.

Il biennio 1921-22 ebbe un'enorme importanza nello sviluppo del nuovo servizio e fu essenzialmente dedicato all'ampliamento della rete pluviometrica, la cui consistenza, al 31 ottobre 1922, ammontava ormai a "1963 stazioni distribuite sopra una regione di 196,500 kmq., avendosi quindi in media una stazione ogni 100 kmq. Sembra pertanto lecita l'affermazione che, nel campo della pluviometria il Servizio idrografico centrale ha ormai assolto il primo dei compiti assegnatigli: e il risultato apparirà particolarmente notevole, quando si tenga presente che nel 1919 il numero delle stazioni in funzione nella stessa regione era inferiore a 400 (pari in larga media ad un pluviometro ogni 450 kmq) e che intere regioni con estensione di migliaia di kmq. mancavano di ogni apparato" (L'opera del Servizio Idrografico nel biennio 1921-1922: memorie e studi idrografici, Ministero dei Lavori Pubblici – Servizio Idrografico, Roma, Tipografia del Senato, 1923, p.11).

Tab. I - Consistenza della rete pluviometrica nel trienni 1918-1922
SEZIONE Stazioni esistenti al 1° gennaio 1918 Stazioni in funzione al 31 ottobre 1922 Superficie del Compartimento (kmq) Densità
(Stazioni x 100 kmq)
Bologna 25 241 21.500 1,12
Pisa 85 285 25.900 1,10
Roma 23 242 23.700 1,02
Chieti 50 256 33.200 0,77
Napoli 45 219 19.100 1,15
Catanzaro 64 234 23.800 0,98
Palermo 59 216 25.500 0,85
Cagliari 20 270 23.800 0,95
Totali 371 1963 196.500 1,00

Tab. II - Consistenza della rete pluviometrica al 31 ottobre 1922 per wtipo di strumento
SEZIONE Pluviometri comuni Pluvionivometri Pluviometri registratori Pluviometri totalizzatori Totali
Bologna 178 50 4 9 241
Pisa 237 35 11 2 285
Roma 172 63 4 3 242
Chieti 147 76 30 3 256
Napoli 178 11 28 2 219
Catanzaro 178 36 20 - 234
Palermo 195 - 11 10 216
Cagliari 243 19 7 1 270
Totali 1528 290 115 30 1963

Per quanto attiene alle misure relative al regime delle acque correnti, ossia all'osservazione continuativa e sistematica delle altezze idrometriche e alle misura di portata dei corsi d'acqua, l'attività del Servizio si concentrò su pochi ma significativi bacini imbriferi. L'allestimento della rete idrometrica fu avviato più tardi di quella pluviometrica non solo perché si dette priorità a quest'ultima, ma anche per la difficoltà, nel periodo che seguì l'armistizio, di reperire strumenti di misura. Fu soltanto verso la fine del 1920 che il Servizio poté infatti dotarsi dei primi mulinelli e, nel corso dell'anno successivo, dotare le varie sezioni di un numero sufficienti di strumenti per poter svolgere misure in maniera regolare e continuativa. Nel 1922 le stazioni di misura delle portate regolarmente funzionanti ammontavano ad alcune decine, consentendo di raggiungere i primi, importanti risultati tra cui l'individuazione di un ampio tratto delle scale di deflusso dei due maggiori corsi d'acqua dell'Italia peninsulare, il Tevere a Roma (Ripetta) e l'Arno presso Pisa (San Giovanni alla Vena), e, più in generale, di indagare sistematicamente il regime dei corsi d'acqua che, soprattutto nelle regioni meridionali, non erano fino ad allora mai stati oggetto di indagini sistematiche.

Tab. III - Consistenza della rete idrometrica alla fine del 1922 per tipo di strumento
Sezione Idrometri a lettura diretta Idrometri registratori Totali
Bologna 34 3 37
Pisa 94 1 95
Roma 38 2 40
Chieti 24 2 26
Napoli 23 2 25
Catanzaro 36 - 36
Palermo 3 - 3
Cagliari 38 2 40
Totali 290 12 302

Sin dalla loro istituzione le otto sezioni del Servizio avevano iniziato un monumentale lavoro volto alla determinazione della superficie dei bacini imbriferi (apparenti) di competenza. Il lavoro, condotto sui fogli della Carta d'Italia 1:100.000, riporta le superfici dei singoli bacini e dei rispettivi sottobacini organizzate in forma di tabellare. Questo fondamentale pionieristico lavoro, che, almeno in forma così sistematica, non aveva precedenti in Italia, andrà a costituire la Pubblicazione n. 7 del Servizio Idrografico, dal titolo Superficie dei bacini imbriferi, divisi in zone comprese fra le isoipse di 300 in 300 metri. Ogni fascicolo della pubblicazione è inoltre corredato di una carta corografica del compartimento, in scala 1:500.000, sulla quale sono indicate le linee di spartiacque e le stazioni pluviometriche e idrometriche presenti in ciascun bacino.

Tra i numerosi studi e memorie prodotti dal Servizio Idrografico nel corso della sua quasi secolare storia, ricordiamo qui lo studio effettuato dall'Ing. Pietro Frosini, sull'alluvione del dicembre 1937 a Roma, e la pubblicazione sulla piena del novembre 1966, con analisi sulle aree alluvionate in Toscana e nel Veneto.

È tuttavia nella pubblicazione degli Annali Idrologici che l'attività del Servizio trova la sua espressione. Pubblicati a partire dal 1918e fino al 1925 con il titolo di Bollettini Idrografici, essi costituirono il naturale proseguimento delle Osservazioni pluviometriche raccolte negli anni 1916-1917 (che a loro volta collegano le serie di dati contenuti nella parte I (Osservazioni raccolte a tutto l'anno 1915) della Pubblicazione n. 1 del Servizio, Osservazioni pluviometriche ordinate a cura del Prof. Filippo Eredia. degli Annali Idrologici,

A partire dal 1921 i Bollettini Idrografici prima, e gli Annali Idrologici poi, furono divisi in due parti costituenti due fascicoli separati: la parte I (Osservazioni), contenente le osservazioni termometriche, pluviometriche, idrometriche e freatimetriche eseguite nelle singole, e la parte II (Elaborazioni e studi), contenente una vasta gamma di elaborazioni del materiale contenuto nella parte I, tra cui i valori tipici (massimi, minimi giornalieri, medie mensili) della temperatura nell'anno; riassunti mensili ed annui, nonché i valori massimi giornalieri e orari, delle precipitazioni; la carta delle piogge e i corrispondenti valori di afflusso meteorico; ; notizie sulle precipitazioni a carattere nevoso; misure di portata, scale di deflusso e bilanci idrologici annuali; considerazione sui caratteri idrologici dell'annata ecc. A partire dal 1951, oltre ad nuovo e più agile formato editoriale, il contenuto dei due fascicoli: la parte I contenente dati ed elaborazioni di termometria (Sez. A) e di pluviometria (Sez. B), e la parte II contenente i dati e le elaborazioni afferenti agli afflussi meteorici (Sez. A), all'idrometria (Sez. B), alle porate e bilanci idrologici (Sez. C), alla freatimetria (Sez. D) e al trasporto solido (Sez. E).

Dopo circa settant'anni di attività ininterrotta, protrattasi, sia pure in forma ridotta, anche nel corso della Seconda Guerra Mondiale, a seguito della riorganizzazione e potenziamento dei Servizi Tecnici Nazionali, con L. 18 maggio 1989, n. 183, le attività del Servizio Idrografico e Mareografico Nazionale e dei suoi uffici periferici vennero trasferite alla Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Nel corso degli anni '80, il Servizio Idrografico manifestò, soprattutto in alcuni compartimenti, un progressivo abbandono con conseguente rallentamento nello svolgimento delle attività istituzionali, compresa la pubblicazione degli Annali Idrologici. Con il Decreto Legislativo 31 marzo 1998, n. 112 (Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle regioni ed agli enti locali, in attuazione del capo I della legge 15 marzo 1997, n. 59) e dopo ulteriori passaggi legislativi, culminati nel DPCM 24/07/2002 (I), gli uffici compartimentali del Servizio Idrografico e Mareografico e le relative competenze confluirono nelle Regioni di competenza.

Bibliografia

Istituzione e funzionamento del Servizio: norme, disposizioni e notizie sull'andamento del Servizio dal suo impianto al 31 dicembre 1919, Roma

L'opera del Servizio Idrografico nel biennio 1921-1922: memorie e studi idrografici, Ministero dei Lavori Pubblici – Servizio Idrografico, Roma, Tipografia del Senato, 1923